Quest’anno la scuola in presenza sembrava essere partita bene, senza grossi intoppi.
A sparigliare le carte è però arrivato Omicron che ha iniziato a decimare i ragazzi costretti in dad, e da gennaio anche casa mia si è nuovamente trasformata nella succursale della scuola.
Ringraziando il cielo, ognuna delle ragazze ha la propria stanza, ma questo non crea meno disagi.
La cucina fa da spartiacque alle due aule casalinghe e ogni rumore che incautamente faccio, viene sottolineato da urla “mamma bastaaaa!” o da colpi secchi al muro che mi intimano di non fiatare.
In casa è vietato fare qualunque cosa: zero aspirapolvere, zero lavatrice, zero telefonate.
Oggi ad esempio, avevo urgente bisogno di una fotocopia, ma l’aula/stanza di Carola (mia figlia minore) era chiusa e lei non ne voleva sapere di assecondare la mia richiesta.
Costretta a fare irruzione ho passato il foglio sottobanco come fosse un “pizzino” e ho pregato a gesti la figliola di farmi la fotocopia, mentre lei a denti stretti, per non farsi vedere dalla professoressa, mi diceva: ”ok, ma poi sparisci!”
Dalla cucina si sentono un mix di lezioni: a destra si avvicendano vari professori che talvolta interrogano, altre spiegano, altre ancora cercano di tenere in mano una situazione che evidentemente non è affatto semplice da gestire.
A sinistra invece lezioni universitarie con toni fermi e argomenti ostici che mi incutono timore.
Preferisco ascoltare quanto accade alla mia destra perché spesso si può assistere a scene anche esilaranti.
Stamattina un compagno di Carola, assai spiritoso, ha impostato come sfondo lo spazio. Il computer si è poi freezato e il malcapitato è rimasto appeso fra stelle e pianeti come se volasse. Dall’aula alla mia destra ho sentito un’intera classe ridere e chiedere al loro compagno se si fosse perso nello spazio con battute che sono andate avanti un po’ finché la professoressa non è riuscita a riportare tutti all’ordine.
Divertenti anche le lezioni di ginnastica in cui mia figlia, poco avvezza alla materia, inquadra solo la parte alta per risparmiarsi parte degli esercizi e anche per evitare di inquadrare il pigiama.
Perché non so gli altri, ma le mie figlie si vestono a metà, sopra maglia e anche un filo di trucco, sotto pigiama e ciabattone di peluche con pellicciotta.
Tra l’altro Carola e i suoi compagni si conoscono da soli due anni, trascorsi in parte in dad o a scuola, ma rigorosamente con mascherina e quindi non conoscono i loro volti se non attraverso lo schermo.
Durante l’intervallo nella scuola tradizionale le mie non toccano cibo perchè non si tolgono la mascherina neppure se obbligate, ma a casa l’ora della merenda è sacra e la richiesta del 2022 è sempre la medesima: frappè al caffè (che tiene sveglie) con panna montata e spruzzata di cacao.
In sincro mi arriva da ambo le aule la richiesta: ”mamma: è l’ora del frappè” e solo in questo frangente mi è consentito di fare un bel po’ di assordante rumore perché per realizzarlo occorre frullare 5 cubetti di latte ghiacciato, 5 di ghiaccio, un bicchiere di latte e una tazza zuccherata di caffè freddo.
Verso poi in bicchieri appositi e in ultimo aggiungo la panna montata con un velo di cacao e le fanciulle sono servite, mentre io torno a rinchiudermi immobile in cucina, in attesa della fine delle lezioni, ma per una mezz’ora al massimo.
Nel pomeriggio si studia e il silenzio regna sovrano, ancora!