Ho una casa piena di specchi: alcuni sono benevoli con me, rivisitando la mia figura che appare più magra e persino più slanciata, altri sono fedeli alla realtà e altri ancora ripropongono una mia versione che mi fa sembrare simile ad un personaggio di Botero.
Non ho mai avuto un buon rapporto con il mio aspetto: il mio peso varia a seconda delle stagioni, i miei capelli riflettono il mio umore e li coloro, arriccio, alliscio, dall’età di 12 anni, al punto che, guardando i miei album dei ricordi, si fa fatica a riconoscermi.
Non sono mai stata molto attenta all’aspetto fisico, né alle mode del momento, e, nel periodo della mia adolescenza, sono stata spesso presa in giro, e non sempre ironicamente, per le mie rotondità.
Il body shaming è dunque sempre esistito, con la sola differenza che oggi il fenomeno si è diffuso maggiormente grazie ai social.
In questi giorni sono state prese di mira donne dello spettacolo come Belen Rodriguez, Emma Marrone, Laura Chiatti, colpevoli o di essere troppo magra o prorompente o di aver cambiato look.
I personaggi famosi sono spesso esposti a critiche feroci da parte di chi si sente autorizzato ad esprimere commenti sarcastici, offensivi e velenosi solo per il fatto che si mostrino al pubblico anche per la loro immagine.
Esiste dunque un canone di bellezza? In realtà parrebbe proprio di no, almeno a leggere i commenti di chi si accanisce in ogni caso.
Troppo magra, troppo grassa, troppo vecchia, troppo alta: non esiste un modello standard nell’ideale di chi critica, quanto piuttosto la voglia di dare un giudizio estetico che avvilisca e mortifichi la persona presa di mira.
L’era dei social ha dato voce a tutti, senza filtri, e permesso di esprimere giudizi spietati volti ad offendere e deridere le persone, puntando lo sguardo sulla fisicità che viene messa sotto accusa a prescindere.
Ho chiesto a mia figlia Carola, di 15 anni, di dirmi cosa pensasse lei del body shaming, con la sua capacità innata di saper essere autoironica e di saper valorizzare le sue unicità, che la rendono una persona splendida.
Mi ha risposto per iscritto, a margine di quanto stessi appuntando per questo articolo, e ho scoperto che anche lei, come molti di noi, ha subìto questo tipo di aggressione verbale e che ne è uscita da sola. Non ha mai fatto trasparire nulla, essendo lei molto riservata, ma, allo stesso tempo, capace di dare il giusto peso alle parole e a comprendere che certi giudizi squalifichino chi li fa e non chi li subisce.
“La gente si nasconde dietro un computer a scrivere commenti senza pensare al male che può causare, portando la persona derisa a un senso di depressione e voglia di migliorarsi, in maniera quasi ossessiva, quando in realtà non è lei che dovrebbe cambiare.
Invito le persone che sono e si sentono giudicate a parlare con qualcuno, a scrivere anche solo sul proprio diario, e esprimere tutta la rabbia e la tristezza che provano (a me ha aiutato!). Sappiate che ci sarà sempre qualcuno pronto a giudicarvi ma, se non vi chiuderete, troverete certamente anche solo una persona pronta a farvi sentire speciali e belli per come siete realmente.”
Al body shaming risponde una nuova linea che sta prendendo piede tra i giovani, sui social, il body positivity che mira a far leva sull’autostima e sul valorizzare le caratteristiche di ciascuno, guardando l’anima della persona e valorizzandone ogni aspetto in quanto unico.
La perfezione è infatti negli occhi di chi è capace di guardare oltre l’aspetto fisico e di cogliere nella diversità ciò che lo contraddistingue: l’unicità.