Parlare del babywearing non è facile, per diverse ragioni:
le mamme canguro vengono spesso confuse con le mamme pancine e quindi come mamme chioccia che non vogliono lasciar crescere il proprio figlio e lo vogliono sempre attaccate a sé
la gente che guarda una mamma con bimbo in fascia si divide spesso in tre grandi aree di reazioni:
- i preoccupati (“ma non è che il bambino soffoca?” sono spesso le giovani nonne che vogliono insegnare alle figlie o nuore come si fa ad essere mamme),
- gli entusiasti (“wow, che forza!” sono spesso persone che per pensiero e a volte per vestire si avvicinano alla corrente dei cosiddetti figli-dei-fiori),
- gli schifati (“ma che siamo al medioevo?” per non parlare delle simpatiche affermazioni “etniche”. N.B. non definisco la “categoria” di queste ultime persone, sono una gentildonna)
le persone, spesso, non riconoscono le proprietà benefiche che non sono ufficialmente riconosciute (il “non c’è scritto da nessuna parte che faccia bene” è sempre dietro l’angolo).
Facciamo un passo indietro. Per babywearing si intende la pratica di “indossare” il proprio o altrui (perchè no?) bambino, portandolo avvolto a sé in fasce o marsupi. A seconda dell’età del bambino esistono legature o posizioni specifiche, che seguono lo sviluppo psicofisico del piccolo portato (davanti nei primi mesi, al fianco nel momento in cui si inizia a reggere schiena e collo, sul dietro, a “zainetto” fino a che mamma e figlio lo vorranno…). I benefici scientifici sono tanti; facciamo un piccolo elenco, senza andare a scomodare grandi riviste scientifiche. Per la mamma: aumenta il livello di produzione di ossitocina (migliore allattamento, migliore umore, minore probabilità di sindrome post-partum), i bambini portati sono più calmi (rispondendo alle loro esigenze primarie di contatto e si sviluppano in maniera più armonica, inoltre il ritmo del camminare ha effetto lenitivo: avete presente le simpatiche colichette? esiste un modo per sconfiggerle e rimanere sani di mente!), i bambini portati camminano prima, sono più autonomi (con buona pace di chi pensa il contrario) e sono più socievoli (dalla fascia o dal marsupio si interfacciano da piccoli-adulti con il mondo che li circonda), diminuisce il rischio di plagiocefalia posizionale (su questo, rimando sul serio a chi ne sa più di me). Potremmo andare ad analizzare, poi, le migliorie della vita pratica di una mamma che porta: può andare a fare la spesa e spingere un carrello, uscire a fare una passeggiata con due o più figli (sapete che si possono portare addirittura due figli per volta se la stazza di mamma e figli lo consentono?), può allattare dentro la fascia senza essere tacciata di nudità oscena (si, esiste questo pericolo, sob!) e… Laddove l’allattamento al seno non è possibile, il portare può favorire l’attaccamento, incoraggiando la vicinanza tra mamma e figlio!
Certo, come per tutte le cose, esistono delle piccole regole da rispettare: tenere stretto il bambino, in vista, se legato sul davanti deve essere abbastanza vicino da potergli dare un bacino in fronte, deve essere supportata la schiena e le gambine devono rispettare una posizione “a M”… più difficile a scriversi che a farsi! Ma volete mettere la praticità e la dolcezza di portare il proprio bimbo e di vivere appieno ogni minuto?