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Lifestyle / Tempo per me

Uomo cercasi, regale o reale?

Alzi la mano chi non ha sognato almeno una volta di incontrare il suo principe azzurro e scappare con lui verso lidi lontani, avventure incredibili, per poi veder calato il sipario e un “vissero felici e contenti” a suggellare il lieto fine…
Se sei nata negli anni ’80, sarai sicuramente cresciuta a pane e cartoni della Walt Disney e non puoi non attendere la tua favola. Se poi a questo, aggiungi le aspettative alimentate dall’industria cinematografica, allora il gioco è fatto, sei inevitabilmente e inesorabilmente spacciata.
Con il cuore sospeso nel tuo mondo fatato, te ne vai per la città alla ricerca del tuo “Mr. Right”, lo cerchi nello sguardo del tipo intrigante in metro, oppure confidi nell’amico dell’amico (un evergreen), o meglio ancora ti abbandoni fiduciosa al destino (o Provvidenza).
Così succede che cerchi a lungo il tuo principe azzurro ma fatichi a trovarlo, per arrivare poi alla fase del disincanto. Questo disincanto, però, può essere amaro e far scivolare nel nostalgico “non ci sono più gli uomini di una volta”, continuando a contrapporre il reale al tuo ideale, oppure farti passare al livello superiore, tipo Super Mario.
La differenza a questo punto la fa il presupposto: a muoverti è il bisogno, per un egoistico desiderio di colmare vuoti oppure il desiderio di donarti, di amare alla pari, nel mutuo rispetto? Solo nel secondo caso vai oltre e diventi veramente Donna, e Madre, e Sposa, nel senso più ampio del termine: Sposa perché tutto quello che fai lo sposi con amore, dando tutta te stessa; Madre, perché impari a prenderti cura di chi la vita ti mette davanti, con quella sensibilità che è tipicamente femminile.

Se tuttavia la donna deve rinunciare all’ideale fiabesco, l’uomo – per rimanere in tema Walt Disney – deve abbandonare la sindrome di Peter Pan.
Spesso l’uomo tende a procrastinare la ricerca di un partner (fisso) per anteporre prima il raggiungimento di obiettivi professionali, personali, per fare esperienze, avendo un’idea castrante di relazione, che tarpa le ali e impedisce di volare. In realtà, a mio sommesso parere, la differenza non la fa tanto “viaggiare” soli o in compagnia, ma trovare il giusto compagno di viaggio, la persona magari totalmente diversa da te, ma che concepisca il viaggio nel tuo stesso modo o comunque impari a condividere il tuo, per viaggiare al tuo fianco.
Quando si avverano entrambe le condizioni, sia per il femminile che per il maschile, allora il rapporto che si crea è maturo e paritario, ci si sostiene finalmente a vicenda.
E per non far calare il pathos sul finale, mutuando le parole di un celebre film (“Pretty woman”, un must che tutti dovrebbero vedere) possiamo concludere: “E che succede dopo che lui ha scalato la torre e salvato lei?” “Che lei salva lui!”